Neuroleadership applicata alla tua azienda

Oggi l’ambiente è sempre più dinamico, complesso, volatile e la capacità di prevedere gli eventi diminuisce sempre più. I leader di oggi hanno bisogno di una migliore capacità di comunicare e influenzare, in modo da poter guidare i loro team in questi tempi di profonda instabilità

La sfida di gestire in un mondo VUCA

Quelle che una volta erano viste come le leggi indiscutibili della leadership, adesso in parte sono state modificate a causa degli scenari che cambiano costantemente, così come gli obiettivi aziendali. Questo è il mondo VUCA (volatile, incerto, complesso, ambiguo) che per gestire i team richiede un insieme di skills diverse rispetto all’approccio “comando e controllo” del passato.

Il sovraccarico del cervello Rettile

La situazione ambientale VUCA è di per sé sfidante, oltre a questo dobbiamo considerare la situazione del nostro cervello che possiede una capacità fisiologica interna limitata di affrontare la complessa realtà moderna.

Il cervello è praticamente rimasto lo stesso da 40.000 anni dal punto di vista fisiologico, quindi utilizziamo i nostri cervelli ancestrali per affrontare le complessità del terzo millennio. È un po’ come cercare di raggiungere la Luna con l’aereo dei fratelli Wright.

Fortunatamente, il nostro cervello ha un elevata capacità di apprendere nuove competenze con la sua neuroplasticità, anche quando è impegnato dai rapidi cambiamenti ambientali.

Il principio fondamentale

La parte più antica del cervello è il rettile che, oggi come migliaia di anni fa, ha il compito di riconoscere le minacce o le situazioni favorevoli a livello inconscio e in tempi rapidissimi, in termini di frazioni di secondo.

È un sonar sempre attivo che controlla in ogni momento l’ambiente che ci circonda, sia quello fisico (oggi costituito più dal luogo di lavoro piuttosto che dalla savana dei nostri antenati) sia quello sociale, alla ricerca di eventuali pericoli o ricompense.

Quando il rettile percepisce un premio, il cervello si imposta sullo stato di ricompensa, con una risposta orientata a quel premio e caratterizzata da un forte impegno neurologico. In questa situazione il cervello funziona meglio in senso cognitivo, e quindi sperimenta migliore problem solving, migliore comunicazione, migliore interazione sociale, maggiore creatività, aumento della capacità di affrontare le avversità.

Quando viene percepita una minaccia, l’organismo produce cortisolo (l’ormone dello stress) che predispone il corpo alla fuga o al combattimento (infatti il nostro cervello per certi versi pensa di essere ancora nella savana e si organizza di conseguenza), indirizzando i nutrienti agli arti periferici, in particolare l’ossigeno di cui il cervello ne rimane privato (infatti nella logica dell’uomo preistorico, in situazione di pericolo non serve il cervello, ma gambe forti per fuggire e braccia pronte per difendersi).

Il risultato che a noi interessa come uomini del terzo millennio, è che, in situazione di pericolo, il cervello rimane senza ossigeno e quindi funziona molto meno bene, e le sue funzioni cognitive sono fortemente ridotte.

La paura in azienda

Dal punto di vista neurologico, tanti luoghi di lavoro sono diventati fonti di minacce a causa della realtà VUCA: leadership autocratica, situazioni sempre più esigenti, obiettivi e aspettative crescenti e in costante cambiamento, sovraccarico di informazioni, comunicazione insufficiente, timore di sanzioni. Sono tutte situazioni di paura neurologica nelle quali è impossibile ottenere prestazioni eccellenti.

Questo significa che ci dobbiamo abituare a una condizione perenne di basse prestazioni? Assolutamente no.

Occorre sostituire l’approccio tradizionale e avvicinarsi ad uno neurologico che interpreta la situazione che ci circonda in funzione degli effetti sul cervello delle persone, e soprattutto ci insegna come gestire il nostro stress e quello dei nostri collaboratori, e quindi il modo in cui guidiamo e influenziamo le persone.

Fermiamoci un attimo e riflettiamo come l’approccio che ha funzionato nel passato adesso contribuisce a generare uno stato di paura. La comprensione di come funziona il cervello può aiutare i leader a fare le cose in modo più efficace e creare ambienti davvero stimolanti dove le persone crescono e restituiscono un grande valore all’azienda.

Cosa può fare la neuroleadership per la tua azienda

La neuroleadership aiuta a creare ambienti ad alte prestazioni in situazione VUCA, dove i leader autorizzano le persone a funzionare al meglio attraverso la comprensione del funzionamento cerebrale.

Il punto di partenza è la nostra persona. Capire come il nostro comportamento influenza le capacità cognitive degli altri ci fornisce la straordinaria opportunità di ridurre al minimo gli effetti negativi sul cervello delle persone che ci circondano, creando cultura coinvolgente ad alte prestazioni.

Cambiare il nostro carattere è molto difficile, ma la ricerca neuroscientifica ci dice che è possibile calibrare il nostro comportamento, smettere di apparire i “predatori” da cui scappare e diventare lo stimolo della cultura del lavoro che coinvolge le persone.

I risultati della neuroleadership sono:

  • aumento delle prestazioni individuali e di gruppo
  • team ad alte prestazioni
  • comunicazione efficace
  • pensiero creativo
  • problem solving
  • gestione conflitti
  • gestione del cambiamento
  • gestione dello stress personale

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