I bias cognitivi sono frequenti nella nostra vita e annidati nella nostra mente come un software di sistema. Non possiamo sradicarli. Sono troppi e, per onestà intellettuale, molto spesso sono utili (il motivo te lo illustro nel prossimo articolo). La sindrome dell’impostore è uno dei più curiosi. Per quanto mi riguarda, mi ha influenzato fin da piccolo.

Molto presto infatti ho iniziato a svalutare le mie capacità e le mie conoscenze, un’abitudine che mi ha seguito per molto tempo, senza sapere esattamente cosa fosse. Finché ho studiato la “sindrome dell’impostore”.

 

La sindrome dell’impostore

Ho sentito il termine “sindrome dell’impostore”, uno dei bias cognitivi più diffusi, diversi anni fa, quando un mio amico mi ha fatto una bella lavata di capo.

Anche se tutto risale a molti anni prima. Alle scuole medie e superiori ero un drago in matematica. Mi riusciva benissimo e senza sforzi, compreso la geometria. I miei genitori mi chiamavano “il genietto” scherzandoci sopra, ma io ne andavo fiero.

Naturalmente studiavo anche altre materie dove la situazione era molto diversa per me. Latino, storia, una grande fatica per stare al passo con i miei compagni. I miei mi chiamavano ancora genietto, ma lo studio in questo caso richiedeva molto più sforzo, e quindi cresceva la sensazione di essere un imbroglione. E mi convincevo che i risultati in matematica fossero da ricondurre alla fortuna.

 

Cos’è la sindrome dell’impostore?

Le psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes hanno coniato il termine “sindrome dell’impostore” nel 1978 per descrivere individui che credono che i loro risultati siano stati determinati dalla fortuna o dall’inganno, e che non meritano il loro successo. https://mpowir.org/wp-content/uploads/2010/02/Download-IP-in-High-Achieving-Women.pdf

 

Questo è un bias cognitivo per cui qualcuno non è in grado di riconoscere la propria competenza. Nonostante i numerosi casi di successo, non sono in grado di attribuire questo successo a fattori interni. Al contrario, esternano le ragioni della loro competenza e le attribuiscono a fortuna, tempismo o addirittura inganno.

È improbabile che la sindrome dell’impostore abbia la sua causa in una bassa autostima. Le persone con la sindrome dell’impostore sono però molto critiche. Ciò si traduce spesso in una forte pressione per eccellere

Si tratta di un bias cognitivo da non sottovalutare, sia a livello personale che nell’ottica del lavoro in team,  perché rischia di compromettere il lavoro della persona e quella del gruppo

 

Come contrastare il bias cognitivo dell’impostore

Creare un gruppo di feedback. Mi sono reso conto di questo bias quando mi è stato fatto notare da un amico che mi aveva confidato la sua esperienza. Nel momento in cui ci siamo scambiati le nostre sensazioni, abbiamo anche condiviso che effettivamente siamo bravi nel nostro mestiere, molto più di quanto credevamo. Una sorta di mentoring reciproco. Creare un gruppo di persone dal quale ottenere un feedback onesto è un passo importante

 

Consapevolezza. Ogni successo deve essere ricondotto alle proprie capacità invece che alla fortuna (che, soprattutto nel lavoro, non esiste…) con uno sforzo continuo. Sia che il risultato sia di piccole dimensioni che di straordinaria portata

 

Registrare i feedback positivi. Non basta avere i feedback. Occorre averne una chiara comprensione e fare in modo di portarli alla memoria in modo costante. Un piccolo diario dove annotarli potrebbe essere una buona idea

 

Miglioramento continuo (kaizen). È importante mantenere il focus su sé stessi in termini di miglioramento. Ad esempio riflettendo sui passi compiuti e sui miglioramenti da realizzare nel futuro. La concretezza aiuta a essere davvero realisti verso la propria persona

 

Che c’è di buono in questo bias cognitivo

Avere questo timore mi spinge ogni giorno ad essere una persona migliore, un poco di più ogni giorno, per poter sentire di meritarmi il successo che ho ottenuto.

L’importante è non congelarsi dal timore e continuare ad andare avanti per la propria strada

Le persone migliori che conosco sono quelle che ogni giorno mettono in discussione se stessi e le loro idee

 

L’opposto della sindrome dell’impostore, il bias cognitivo Dunning-Kruger

L’effetto Dunning-Kruger è l’opposto della sindrome dell’impostore.

Perché ci sembra di trovare così tante opinioni stupide sui social? Perché ci sembra che gli altri siano molto meno intelligenti di noi stessi? Si tratta dell’illusoria superiorità dell’effetto Dunning-Kruger

Nel 1999, David Dunning e Justin Kruger hanno condotto una serie di esperimenti per esaminare come le persone valutano la propria competenza. (https://www.semanticscholar.org/paper/Unskilled-and-unaware-of-it%3A-how-difficulties-in-to-Kruger-Dunning/f2c80eef3585e0569e93ace0b9770cf76c8ebabc) . I risultati hanno mostrato che, nel complesso, i partecipanti sovrastimano le proprie capacità. La maggior parte di loro credeva di essere migliore di quanto dimostrato dal punteggio.

 

Le scoperte di Dunning e Kruger mostrano che le persone con bassa competenza tendono a sopravvalutare le proprie capacità in un compito, che è ciò che chiamiamo effetto Dunning-Kruger. Ma perché è così? Questo ha a che fare con una superiorità illusoria: la convinzione di essere migliori della media.

In sintesi, l’incapacità di stimare correttamente le proprie prestazioni deriva dall’incapacità di comprendere lo standard di esecuzione dell’attività in questione. Le persone competenti credono che il compito sia facile e debba essere svolto con risultati elevati. Per quanto riguarda coloro che non hanno competenza, mancano anche delle conoscenze necessarie per riconoscere ciò che serve per avere successo.

 

Immagine: Wikipedia

 

Come puoi vedere una bassa quantità di abilità si traduce in alti livelli di fiducia. Questo non significa necessariamente qualcosa di brutto.

Potrebbe darti la sicurezza di iniziare un’attività invece di non provarci nemmeno. Ma c’è un problema. L’effetto Dunning-Kruger spesso non viene notato dalla persona in questione. Gli effetti negativi sono principalmente notati dalle persone che li circondano. Questo è il caso in cui le persone iniziano a vantarsi o esagerare sulle proprie capacità.

 

Come contrastare il bias cognitivo Dunning-Kruger

Curiosamente, per risolvere questo bias cognitivi servono gli stessi strumenti della sindrome dell’impostore

Consapevolezza anche in questo caso è la keyword

 

Voglio farti un piccolo regalo per aiutarti a superare questo pregiudizio quando lo riconosci negli altri.

A nessuno piace sbagliarsi. Ogni volta che il tuo prossimo si sopravvaluta, probabilmente la cosa migliore è evitare di dirglielo direttamente. Invece, prova a mostrare loro la loro incompetenza lasciando che la scoprano da soli, con tutta l’empatia di cui sei in possesso.

Alla fine, il tuo obiettivo non è mostrare a qualcuno che è incompetente, il tuo obiettivo è aiutarlo a diventare competente.

 

 

Adesso sta a te: se vuoi, condividi le tue esperienze nei commenti con gli altri lettori

 

 

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